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Telecom-Sky, accordo sulla pay tv

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Telecom-Sky, accordo sulla pay tv

  • –Antonella Olivieri

ROMA

La guerra dei contenuti passa dalla banda ultralarga. La nuova frontiera è stata inaugurata ufficialmente ieri con l'annuncio dell'avvio operativo dell'accordo tra Sky e Telecom che per la prima volta offre sul mercato italiano i contenuti televisivi - in questo caso dell'emittente del gruppo Murdoch - sulla piattaforma delle telecomunicazioni sia fisso che mobile. Una partita alla quale guarda con interesse anche Mediaset, per ora da spettatore.

Stime sullo sviluppo del nuovo business non sono state date, nè si è voluto alzare il velo sulle condizioni contrattuali dell'accordo, probabilmente per non dare appigli ai concorrenti. Dagli amministratori delegati dei due gruppi - Marco Patuano e Andrea Zappia - è uscito all'unisono solo il mantra della crescita su una partnership definita «strategica», che contribuirà ad accrescere la richiesta di banda ultralarga per Telecom, e consentirà a Sky di allargare il bacino della sua clientela, superando i vincoli della parabola.

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«In Italia - ha ricordato Patuano - ci sono 14 milioni di utenti in banda larga, 7 milioni che utilizzano contenuti video solo in mobilità e meno di cinque milioni di abbonati a pay-tv». Vale a dire che le potenzialità del nuovo canale di distribuzione, che vengono esaltate dalla rete in fibra (ancora da sviluppare) e dall’Lte nella telefonia mobile, sono elevate. «Inutile fare proiezioni a questo stadio - ha osservato l’ad di Telecom - Ho il vissuto di Tim: tutte le stime risultavano puntualmente superate al rialzo».

E tuttavia non è irrealistico pensare di poter raggiungre almeno 300mila abbonati all’anno con l’offerta combinata che, nel primo anno di promozione, offrirà la connessione veloce e il pacchetto base di Sky - in quadruple pay (connessione a Internet fissa e mobile, voce e contenuti tv) - al prezzo fisso di 39 euro (con uno “sconto” di circa 20 euro rispetto all’acquisto disgiunto). Il servizio sarà fruibile con Adsl a 20 mega, con la fibra a partire dai 30 mega e con i cellulari di quarta generazione (su 130 città Tim ha iniziato a offrire il 4g Plus che consente di raggiungere una velocità di navigazione di 180 mega): in pratica già oggi tecnicamente sono copribili i 2/3 del mercato potenziale dei 21 milioni di clienti.

La distribuzione sarà curata dalla rete capillare dei negozi Tim, mentre Sky, che ha sviluppato un apposito decoder per la tv via internet con Telecom, manterrà la proprietà dei decoder e si occuperà della manutenzione e degli ammodernamenti necessari, offrendo il decoder in comodato gratuito agli abbonati. Come in ogni accordo commerciale è stato stabilito un minimo di abbonamenti che Telecom si impegna a raggiungere ogni anno (l’ipotesi sarebbe di 100mila abbonamenti in media all’anno), ma non ci sono penali, nè tantomeno risulta che il gruppo di tlc si sia impegnato a corrispondere al partner comunque 70 milioni l’anno.

«L’accordo dura cinque anni - ha spiegato da parte sua Zappia - ma è un accordo di lungo periodo che pensiamo andrà anche oltre». Nessuna esclusiva, da entrambe le parti. Tant’è che Sky continuerà la collaborazione commerciale con Fastweb. La differenza è che si tratta di un accordo diverso. Con Fastweb, infatti, si tratta in sostanza di un “cross selling”, perchè i contenuti di Sky sono comunque trasmessi via satellite. Con Telecom invece è stata sviluppata una piattaforma ad hoc per utilizzare il canale delle tlc, che ha richiesto un anno di lavoro da entrambe le parti. «L’accordo con Telecom - ha spiegato Zappia - consente a Sky di arrivare alle case in cui non c’è la possibilità di utilizzare la parabola. Più complicato invece avere prospettive di business dove col digitale terrestre si copre già il 96% delle abitazioni». Ogni riferimento a Mediaset è puramente casuale. «Con Mediaset - ha precisato l’ad di Sky - non stiamo trattando per i diritti della Champions League», che il gruppo del Biscione si è assicurata per il prossimo triennio.

Quanto a Telecom, con Mediaset, ha confermato Patuano «c’è stato un confronto ed è un work in progress», mentre eventuali accordi con Vivendi, prossima a rilevare l’8,3% della compagnia italiana, i «contenuti di altri content provider sono sempre benvenuti».

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